Noi italiani, popolo di poeti, cantanti e navigatori, ricorriamo spesso a un approccio prevalentemente discorsivo e qualitativo quando dobbiamo affrontare una decisione, anche se complessa e difficile.
Eppure, anche Cristoforo Colombo, prima di prendere il mare alla ricerca di nuove terre, elaborò mappe nautiche orientative e tracciò possibili rotte perseguibili in funzione della direzione degli Alisei per ridurre l’incertezza del viaggio e il rischio delle decisioni che avrebbe dovuto affrontare durante l’attraversata.
In sostanza, effettuò alcune simulazioni, ricostruendo in scala ciò che sarebbe potuto accadere per ritrovarsi più preparato nel momento cruciale, nonostante, a quei tempi, la tecnologia non lo potesse certo aiutare ….
Al contrario, oggi viviamo nell’era della tecnologia dell’informazione che ci consente di disporre di strumenti estremamente sofisticati, capaci di suggerirci possibili direzioni percorribili, linee di tendenza più probabili e le migliori opzioni di scelta in funzione dei nostri obiettivi.
Eppure, raramente sfruttiamo questo enorme vantaggio rispetto ai nostri eroici (ma ugualmente dotati di adeguate mappature e strumentazioni!) navigatori del passato e continuiamo a decidere basandoci solo su considerazioni spesso aleatorie, soggettive e qualitative, seppur generate dalla nostra preziosa esperienza e sensibilità: perché?
Visto che dobbiamo comunque affrontare scelte imprenditoriali sempre più delicate e complesse, non credete sia opportuno confermare e validare le nostre convinzioni e orientamenti, attraverso il ricorso a modelli manageriali in grado di semplificare sensibilmente gli scenari decisionali e di interpretare i fenomeni competitivi?
Trascurare questo suggerimento significa minimizzare l’importanza di simili benefici:
- disporre di strumenti che aiutano il management a chiarirsi le idee sui fattori che condizionano i risultati di business e sulle loro interrelazioni
- esplicitare e quantificare valutazioni e percezioni di grande rilevanza, ma spesso riservate e/o depositate nella sola mente dei decisori
- comunicare, discutere e negoziare apertamente i diversi orientamenti in sede decisionale, grazie all’esplicitazione e misurazione di tutte le relazioni causa-effetto più significative, in mancanza delle quali il dibattito potrebbe proseguire all’infinito senza giungere a una conclusione costruttiva e coerente
- consentire un’ampia e consapevole razionalizzazione della propria conoscenza implicita a causa della necessità di quantificare e stimare le considerazioni e valutazioni manageriali pertinenti al problema da affrontare
- permettere analisi di sensitività e simulazioni what-if (ossia, valutazioni di “cosa” succede ai risultati “se” si cambiano le ipotesi di partenza), altrimenti impossibili in contesti esclusivamente di carattere qualitativo
- contribuire a migliorare sensibilmente l’efficacia del processo decisionale, consentendo anche successivi controlli e aggiustamenti, poiché si dispone di una chiara traccia del “percorso mentale” seguito per giungere alla scelta finale
- se utilizzati sistematicamente, sviluppare un’importante base di conoscenza che, oltre a essere facilmente accessibile in qualsiasi momento da chiunque sia interessato ad analizzare e capitalizzare le esperienze passate, può essere integrata e migliorata nel tempo
infine, agevolare l’identificazione di aspetti e temi che richiedono particolare attenzione e analisi più approfondite, soprattutto nel caso in cui ci si renda conto dell’imprecisione e/o aleatorietà delle stime effettuate sul comportamento di fattori importanti.